Calcio e diritti tv: la bolla è scoppiata?

Da qualche mese a questa parte, in varie nazioni d’Europa soprattutto, le Leghe professionistiche calcistiche europee stanno faticando e non poco a vendere i propri diritti tv sia a livello domestico ma soprattutto a livello europeo e/o internazionale: la bolla del mercato audiovisivo è in crisi?

Un primo segnale di allarme venne lanciato proprio dalle Leghe all’indomani sia del varo del nuovo formato della UEFA Champions League a partite dalla stagione in corso, ma soprattutto dall’introduzione del nuovo Mondiale del Club targato FIFA in programma nell’estate del 2025 negli Stati Uniti.

Sostanzialmente all’unisono il messaggio è stato questo, ribadito anche ieri da Gravina: “Si sta giocando troppo”.
Se fosse solo questo il problema, non sarebbe nemmeno tanto insormontabile. Il fatto è che però non è il solo.

Le pay-tv costrette a fare delle scelte

A fronte di un maggiore numero di partite, chi vende (in questo caso, sotto esame UEFA e FIFA), vuole ricavare maggiori denari dalla vendita dei diritti TV.

In tutto questo contesto, le pay-TV (e qui si intende comprendere anche i servizi streaming ovviamente) sono in qualche modo costrette a fare delle scelte.

Se fino a qualche ciclo fa (siamo intorno al 2018), tutti i campionati maggiori europei erano visibili in Italia, oggi lo scenario è completamente cambiato.

La UEFA vuole essere coperta di soldi per il nuovo ciclo della UEFA Champions League (dai 200-250 milioni annui a salire), per non parlare delle competizioni FIFA (mondiale su tutti), che per un mese di partite richiede ai broadcasters dei cinque mercati europei (Italia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Francia) offerte a tre cifre. E a ogni rimessa in vendita, ovviamente aumentano le richieste.

Ovvio che poi le TV devono prendere in mano la calcolatrice e fare delle scelte, puntando su un prodotto piuttosto che un altro. Scontentando in ogni caso qualcuno. Perché l’abbonato vorrebbe tutto in un “unico pacchetto”, dato che il costo della TV continua ad aumentare, anche a fronte di minore scelta.

Le difficoltà di chi vende i diritti tv del calcio

Facendo degli esempi, probabilmente il caso più eclatante è stata la vendita dei diritti domestici della Ligue 1 che, dopo mesi di tira e molla, sono stati aggiudicati da DAZN e BeIn Sports che insieme hanno messo sul piatto un’offerta da 500 milioni di euro. Poco più della metà di quanto incassa la Serie A.

Nelle ultime due stagioni in Francia le partite erano visibili su Prime Video. Se anche lei (che molti qui in Italia pregano arrivi per accaparrarsi tutta la A), non ha voluto rinnovare la Ligue 1… forse il mercato generale del calcio non sta vivendo un periodo florido. Poteva prendere la Serie A, ma ha voluto strapagare l’esclusiva della partita del mercoledì della UEFA Champions League.

A proposito di colossi globali dello streaming, per il Mondiale per Club di cui sopra, pareva che Apple stesse per mettere sul piatto 1 miliardo per i diritti globali. Peccato che la FIFA ne preventivò almeno quattro volte tanto. Come però non si sa. Risultato? Tutto in stand-by. O addirittura naufragato.

La stessa Lega di Serie A per il campionato Primavera 2024/2027 ha richiesto il triplo all’anno rispetto al ciclo 2021/2024: ben 1,5 milioni a stagione (diritti poi assegnati a Sportitalia).

La situazione in Italia: Ligue 1, Serie B e EFL

E quale è la situazione ora in Italia? La Ligue 1 è letteralmente al buio in Italia e la Serie B è riuscita a malapena ad avere un assegno annuo da 13mln (più le spese tecniche) da DAZN e si vede costretta a stringere un accordo con Prime Video (che non verserà nulla), per racimolare quale euro in più dalla vendita del canale della Lega di Serie B in partenza da settembre. Sky non ha intenzione di pagare quella cifra (perlomeno in questo momento)

E non è tutto. Rispetto all’anno scorso, rimangono al buio sia l’Eredivisie che Mola non ha rinnovato (si, Mola esiste. Anche se non lo sa praticamente nessuno), sia il pacchetto dell’English Football League e della FA Cup inglese senza contare un altro campionato che veniva trasmesso negli anni scorsi, la Scottish Premiership. A livello di nazionali invece è ancora peggio: a un mese dall’inizio dell’UEFA Nations League 2024/2025, al momento ci sarà solo la Nazionale Italiana di calcio in TV.

E all’orizzonte, c’è una competizione chiamata The Super League che nei propositi vuole distribuire gratuitamente le partite (#AuguriVivissimi).

Si è parlato di calcio, ma…

In queste righe si è parlato solamente del calcio. Ma ovviamente le pay-tv di un certo livello cercano di offrire non solo un determinato sport al proprio abbonato aggiungendo quindi motorsport, tennis, rugby, volley, ecc…

Si è parlato solo di calcio perché sostanzialmente il problema è solo suo. È vero che anche gli altri sport avranno sicuramente subito degli aumenti nel corso degli ultimi anni, ma per niente paragonabili a quelli necessari per “vedere 22 giocatori correre dietro a un pallone”.

Se la bolla non è scoppiata, è vicina ad esserlo. E il problema non è della pay-tv di turno. In primis deve essere affrontato dalle Leghe nazionali e internazionali. Ma se nemmeno tra di loro c’è cooperazione, temo che alla fine il blackout generale sia dietro l’angolo.

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