Chi è stato davvero Enzo Ferrari, al di là della leggenda? All’uomo dai proverbiali occhiali scuri al cui nome è legato il mito della Rossa, Rai Documentari dedica, all’interno della collana “Ritratti” il documentario “Enzo Ferrari: Il rosso e il nero” in onda venerdì 2 dicembre alle 16.00 su Rai 3.
Cosa vedremo in “Enzo Ferrari: Il rosso e il nero” di Rai Documentari
Scritto e diretto da Enrico Cerasuolo, coprodotto da ARTE G.E.I.E, Seppia Film e Zenit Arti Audiovisive, con la partecipazione di Rai Documentari, Histoire TV e RTS – Radio Télévision Suisse, il documentario ripercorre, tra successi e drammi la carriera e la vita personale di uno degli italiani più famosi al mondo che ha dedicato la vita all’amore per l’automobile.
E, dietro l’uomo di successo, che incarnava i miti del Novecento – velocità e fede nella tecnica e nel successo individuale – emerge un inatteso personaggio tragico che ha dedicato tutto sé stesso alla realizzazione di sogni:
“Quando sogno una macchina, quando intraprendo una nuova costruzione, evidentemente la mia mente e tutte le mie energie vengono spese per il raggiungimento di questo scopo. Io penso che quest’ansia creativa sia la sola molla che mi tiene in vita. Gli uomini passano e le opere restano. Io ho sposato l’automobile, è il mio ideale e non ho mai pensato di divorziare”
La Ferrari, il gioiello di Enzo
La Ferrari, icona che ancora oggi appassiona milioni di tifosi in tutto il mondo e oggetto del desiderio che non passa mai di moda, è nata dal sogno di un bambino di nome Enzo, affascinato dalla velocità e dalle vetture.
L’amore quasi sensuale per le automobili lo ha portato prima a sognarle e guidarle, poi a costruirle. Dal rifiuto in FIAT all’esordio come pilota, correndo storiche gare come la Parma-Poggio di Berceto nel 1919 o la Targa Florio alla guida di un’Alfa Romeo, che sancirà l’inizio della sua collaborazione con la Casa del Biscione a fianco di talenti come Ugo Sivocci, Giuseppe Campari e Antonio Ascari.
Questa passione lo ha portato a creare la Scuderia più longeva della storia, dando vita nel 1929 a Modena a una fabbrica di provincia che sarebbe stata capace di produrre auto sempre più veloci ed efficienti, protagoniste di vittorie indimenticabili in tutto il mondo.
“Agitatore di uomini” come lui stesso amava definirsi, Enzo Ferrari ha saputo scegliere i collaboratori più validi e riconoscere il talento dei campioni – tra questi sicuramente Tazio Nuvolari – alla ricerca costante della prossima vittoria, soffrendo disperatamente ogni volta che un incidente distruggeva il frutto del suo lavoro.
Una vita anche di dolori e sofferenze
Il Commendatore ha vinto tutto ma ha dovuto sopportare una serie di tragedie e dolori: la morte del padre e del fratello Dino durante la Prima guerra mondiale, la malattia e la perdita dell’amato figlio Dino e di piloti che hanno corso per lui, come Alberto Ascari e Gilles Villeneuve, vittime di terribili incidenti.
Enzo Ferrari ha passato molti anni nascosto dietro i suoi celebri occhiali scuri, ma si è raccontato in modo sincero in alcune interviste, tra cui quella radiofonica di Sergio Zavoli ai microfoni della Rai.
Questi materiali, insieme agli archivi d’epoca delle corse automobilistiche e alla straordinaria collezione modellistica di Piero Quaglino, hanno permesso di far rivivere la storia prima di tutto di un uomo e della sua complessità, al di là del glamour del marchio.
Ad arricchire il racconto le testimonianze dirette di chi ha lavorato al suo fianco e lo ha conosciuto, tra questi Mauro Forghieri, Carlo Tazzioli, Jody Scheckter, Luca Dal Monte, Massimo D’Elia e Gian Paolo Ormezzano.
Le firme di “Enzo Ferrari: Il rosso e il nero”
“Enzo Ferrari: Il rosso e il nero” è stato prodotto con il sostegno di Piemonte Doc Film Fund, Fondo regionale per il documentario, Centre national du cinéma et de l’image animée, Région Grand Est, in collaborazione con CNC PROCIREP, Société des auteurs e ANGOA.